Cracovia, 25 Luglio 2007
Due settimane di decompressione non sono bastate a farmi dimenticare l’Asia.
Il mio corpo e i miei riflessi sono ancora in attesa degli input asiatici e si trovano un po’ spiazzati non ricevendone piu’.
Mi aspetto ancora di trovarmi in mezzo a facce asiatiche mentre tutto cio’ che vedo sono bruttissime caricature di visi umani, molto simili al Neanderthal.
Eh si! Adesso capisco perche’ i cinesi ci chiamavano barbari: lineamenti molto pronunciati, peli sulla faccia, il petto, la schiena il culo, che schifo, gente che urla che sembra si voglia scannare e invece sta solo discutendo di come andare a Trebaseleghe da Mirano.
In realta’, tranquilli, siamo belli anche noi, e’ solo il primo impatto.
In ogni caso ritrovarmi a Cracovia con ancora il gusto del Tom Yam Goong in bocca, spiazza anche me.
Ieri pomeriggio sono arrivato all’aeroporto di Cracovia in una bella giornata di sole sotto il quale le capigliature bionde delle bellezze locali, sfavillavano imperiosamente.
Mi sono sorpreso a guardare una ragazza, il cui unico merito era di possedere un seno prosperoso e dei bei capelli biondi.
In passato il mio occhio clinico l’avrebbe scartata in un terzo di millisecondo.
Ieri ho indugiato.
Faceva caldo e mi lasciavo trasportare dal bus e poi dal tram, godendomi lo spettacolo di questo popolo, sempre un po’ remissivo e gentile, che a sua volta si godeva in maniera molto evidente la benedizione del sole.
Dopo tanto inverno, il sole rende tutto piu’ bello, anche il quartiere di Nowa Huta, dove vive il mio amico e ospite Marek, in arte Jurek Markiewitz.
Marek, probabilmente conscio di questo mio problema di distacco dall’Asia, ha deciso di darmi una prova inconfutabile che le cose per me sono cambiate e che l’Asia e’ alla mie spalle: ha cucinato i placki ziemniaczane
una specialita’ polacca a base di patate fritte che ha come caratteristica principale il fatto che non si riescono ne’ a pronunciare, ne’ a mangiare.
Le ho mangiate e ho capito. Addio Pad Thai e Tom Yam Kung, welcome placki ziemniaczane.