Alamo, Macuto, Estado Vargas, Venezuela (dalle parti di Caracas), Mercoledì 2 luglio 2003
Dopo una bellissima quanto inaspettata settimana di chiacchierate e sedute infinite di magica connessione Adsl stesi sul tappeto di Paulo il brasiliano nella casa di Londra di Paolotripmaitrop.com, mentre la moglie Célia incredibilmente simpatica nonostante lo squatting nella sua stanza, e il loro figlio di 5 anni Felype recentemente convertitosi alla Tv via cavo e successive lotte alla Hulk…(ho perso il filo)
Dopo tutto cio’ e anche dopo la simpatia di Thomas, ecuadoriano, e la sua compagna di stanza anche lei brasiliana ..insomma dopo una settimana a Londra in mezzo a Sud Americani (e un abruzzese), come messi li dal caso in una specie di pre-accoglienza al sottoscritto nella loro parte di mondo…..finalmente e’ arrivato il momento di partire!
Purtroppo e’ arrivato proprio quando stavo bene e cominciavo a pensare di allungare l’auto-apparassitamento e, ancora purtroppo, e’ arrivato alle due e dieci di mattina dopo un’ora di sonno in seguito a una nottata a passata a parlar del tripcentre con co-co-Cobretti ma il tempo e’ tiranno e se vuoi voli cheap, in un modo o nell’altro la paghi.
E allora via con lo zaino in spalla in un night bus doppio e rosso londinese che mi scarica a Oxford Circus nel mezzo della notte ma prima mi regala una scena very-London con un tipo very jamaicano che scende dal secondo piano del bus e mi chiede una penna perche’ “you know, ho appena pubblicato un disco c’e’ un tizio sopra che gli piace e you know adesso gli do’ il mio email, you know, man, cool man, right?” e poi arriva il tizio che si rivela un tizio-giapponese eccitatissimo che mi dice “great man, listen, listen” e mi sbatte sulle orecchie il suo walkman che mi avvolge in un rap soft, mentre l’email dell’artista diventa una lista di tutti i negozi di Londra dove sono in vendita i suoi dischi.
Il Very Jamaicano poi mi chiede di fare propaganda e io gli dico di si, mi fa lo spelling del suo nome ma non mi ricordo nulla se non la canzone che faceva “headphones, headphones…” (cuffie, cuffie..). Scena very very London, a Martellago queste cose non succedono.
Poi scendo a Oxford Circus e cammino nella notte verso Piccadilly sotto una pioggerella fina fina ritrovandomi nell’after party di strada dei festaioli del martedi’ e mi sconvolgo soprattutto per delle ragazze nere succintamente vestite come nei video rap di Los Angeles. Pioviggina su di me e sul mio zaino, estremamente fuori posto in quel luogo, non così come l’ebreo (riconosco la “r”) ubriacone e gay che mi indica la fermata, non come lui dico perche’ lui “ci sta dentro” perfettamente nella scena. Hoopppss eccoci sopra il secondo Night Bus che scivoliamo verso Heathrow, mentre gia’ ho sonno e cosciente che davanti a me ci sono piu’ di 20 ore di viaggio prima di arrivare non tanto in Venezuela, non tanto a Caracas, non tanto all’albergo/ostello o bordello che sia ma al letto che ora sotto di me mi chiama e dice “scrivi domani, scrivi domani…” roooonfffff…….