Bangkok, dei forse e dei paesi

Cavo di protezione per portatileRieccomi a Bangkok. Questa volta a Khao San road, come quelli veri.
Le mie antenne rilevano i particolari, la “big picture” ormai non conta molto.
Giro con Lek per Khao San e noto gli odori.

Si!!! Come in tutti i diari di viaggio più scontati: gli odori, i colori e i suoni.

Ma va!!!! Eppure si. Annuso.
E guardo. Cerco di capire quali sono gli elementi che rendono tutto così….Thai. Cosa fa dell’Asia quello che é.
Camminiamo per le strade e capisco meglio Manu. Casa. Si Bangkok riesce ad essere casa.
Forse il trucco é meno poetico di quanto si possa suppore: fanno tutto per strada e sembra di essere in una casa, all’aperto.
Mangiano, ronfano, guardano la TV.
Se fosse questa la spiegazione, sarebbe così semplice e diretta tanto da risultare bellissima.

Mi mangio il Pad Thai, bevo un succo di anguria e sono di nuovo in viaggio.

Così come quando torni da un lungo viaggio e dopo qualche giorno a casa ti viene quel maledetto flash del “non sono mai partito”, a sua volta quando sei in viaggio ti sembra di non essere mai tornato. E’ come se fossi di nuovo nel bel mezzo del giro del mondo.
Questa incapacità analitica é quindi sia una maledizione che una benedizione: se sei triste ti pare che il mondo vada a rotoli, no?
Non vedi al di là dei giorni piovosi. Questo é negativo.
E se invece stai bene credi che andrà bene per sempre. Questo invece é positivo.
Se fossimo così saggi sa percepire lo stato seguente, forse non vivremmo a fondo le emozioni del momento, gustando una versione blanda dell’amaro calice e del dolce viviere.

Ecco, pillola di saggezza, mai mi sarebbe venuta in mente a Scorzé. Tiè, uno a zero per i viaggiatori.

Sono le due, Lek “medita” ronfando sul letto, e tra un pò si esce a trovare Marco detto Starsailor (uomo col nick da cartone animato giapponese) che forse tra un pò va a Singapore o forse in Indonesia. Mi ha scritto Ali3no (uomo con nick da psicopatico, come cavolo si legge?) che é a Chiang Mai con Claudio che impara a cucinare Thai e poi se ne va forse in Laos.
Quanto sopra l’ho scritto non tanto perché vi può interessare ma per farvi notare che ci sono molti “forse” e molti paesi.
Regola del giorno: se in una frase ci sono almeno 3 “forse” e 4 paesi per metro quadro, le probabilità che le cose vadano bene sono alte.

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