La partenza per le Canarie

Prima della partenza da Selva del MontelloVenerdi 22 Febbraio 2002,
Paolo e il suo amico sconosciuto si stanno avvicinando pericolosamente a casa mia. Me li immagino nell’abitacolo del furgonazzo Volkswagen che Paolo ha appena ristrutturato e fornito di letto, salire verso il nord, coscienziosamente evitando le care autostrade, con nell’aria quell’inconfondibile eccitazione del lungo viaggio appena iniziato. E’ quasi un odore, o forse una luce diversa che sento entrare pian piano anche in questa stanza, la mia stanza, simbolo di casa, il luogo dell’eterno ritorno.
Forse c’e’ qualcosa di chimico in tutto cio’, e qualcuno potrebbe venirci a raccontare che si tratta semplicemente di una sovrapproduzione di adrenalina causata dall’imminente partenza con la quale il corpo si difende e prepara a potenziali pericoli. Chissa’…ma quella e’ solo la conseguenza fisica. Stiamo partendo, ancora una volta. Lentamente e’ come se tutto si stia mettendo a posto, come quando dopo una lunga camminata con la borraccia vuota, cominci a sentire il rumore di un ruscello. Stiamo per entrare nel nostro elemento.
Tutto cio’ che vedo in giro sembra dirmi che i famosi trent’anni non sono solo un numero. Roberto ha appena avuto una bambina. Davide si e’ sposato. Peo anche. Marco bambina. Teo sposato. Tutto mentre ero via. E tu? Mi rendo conto di essere rimasto a dieci anni fa. Ogni giorno che passa vedo la possibilita’ di essere in grado di legarmi a un’altra persona sempre piu’ remota. Mi sto inselvatichendo. Ne ho sempre meno bisogno. E un figlio? La cosa mi appare talmente remota che mi sembra impossibile. Dove sto andando? Non lo so ma “feels good”.
Faccio quasi fatica a coglierlo io, e quindi non mi aspetto che i miei amici lo capiscano, ma e’ come se tutto sia al proprio posto e che qualcosa di buono stia succedendo. Vivo alla giornata ma la sensazione di un disegno a lunghissimo termine che si sta compiendo e’ tutta li, chiara.
Ogni giorno scopro di avere nuove idee e mi ci butto senza nemmeno pensarci.
Bali, la Scuola di Viaggio Disorganizzato, nata un pomeriggio spagnolo mentre leggevo dei fumetti a Finestrat, e’ diventata qualcosa di concreto. Ho aperto le iscrizioni e molte persone si sono gia’ aggregate. Chi siamo, cosa faremo? Sento di aver aperto una strada. Attraverseremo il bosco utilizzando un sentiero appena accennato. Ogni anno milioni di persone si lanciano in viaggi super-organizzati ed arrivano in luoghi remoti e bellissimi dove non devono pensare a nulla. Ogni anno una piccola parte se ne torna a casa e comincia a farsi delle domande, tipo:”ho viaggiato?”. Quelli che si rendono conto di non averlo fatto, probabilmente cominciano a chiedersi se ci sono altre strade. Poi vedono noi, che sembriamo coraggiosi, e si chiedono se davvero lo siamo. Ce lo chiedono. Rispondiamo di no. Diciamo che basta prendere l’aereo, magari una guida, e cominciare a girare. Troppo facile? E allora dai che organizziamo qualcosa. Venite con noi. Chissa’ dove andremo a finire. Chissa’ se riusciremo a trasformare potenziali vittime di pacchetti all-inclusive in viaggiatori disorganizzati. Se ci riusciremo avremo fatto sicuramente qualcosa di buono. Tutto quello che senti dire da chi si e’ sparato le due settimane fuori casa e’:”ma c’era tanta poverta’”. E poi via a decantare le comodita’ del villaggio. Come spiegare che si, poverta’ ce n’e’, ma molte di quelle persone che a te sembrano povere in realta’ sono magari piu’ felici di te. Ci hai mai parlato assieme?

Surf. Giuro che stavolta imparo. Sette mesi in Australia e mai toccato una tavola. Adesso ci vado con Paolo e giuro che imparo. Dopo il lavoro (se lo trovo), lascio il computer e mi lancio nell’acqua e nelle onde che e’ ora di darsi una mossa.

Ok, sono le 10 di mattina e devo ancora cominciare a preparare le valigie. Stasera a Selva, domani l’incontro pre-Bali, domenica preparazione spirituale e lunedi’ si va’. Ho voglia di rivedere le colline a strapiombo sul mare vicino a Cannes. Fantastiche.

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