15 Maggio 2001
Domani si parte.
Sono seduto in questa casa di campagna in questa stanza piena di didgeridoo, percussioni, chitarre, mobili vecchi, muri blu coll’intonaco che si stacca, lo stereo che suona Capossela e le sue tristezze col sorriso in una smorfia, il caffe’ che ho in corpo che ormai ho capito mi fa un effetto pazzesco.
Fuori, sul davanzale, attraverso le tendine di bamboo vedo delle zucche secche e davanti un’edera/albero a forma di fungo. E’ pazzesca questa casa con le sue stanze tutte di colori diversi, le mappe ai muri, le maschere, i quadri assurdi, l’entrata diroccata e il resto cosi’ vivo e caldo in un contrasto bellissimo. Ci sto bene qui, davvero. Ma vado in Spagna. Perche’? Boh, sempre a farsi domande. Vado e basta. Paura? Eccitazione? No.
Parto con Paolo, il mio amico ragioniere che si prende un po’ di vacanza. Chissa’ che all’altezza di Nizza non ci venga voglia di andare a Taize’ o a Parigi. Ma no, andiamo che devo lavorare.
Ho letto molto: Hemingway con la sua Fiesta e la guerra di Spagna, il diario della stessa guerra di un giornalista della Pravda, Don Chisciotte…il risultato e’ una serie di immagini abbastanza strampalate che mi girano per la testa. Mi piacerebbe sistemarmi in una casetta non troppo lontano dal mare, andare a lavorare e poi ritirarmi li, in mezzo ai pescatori, parlare con loro…meno turisti vedo e meglio e’. Ma tanto credo che visto che probabilmente lavorero’ in un albergo o ristorante ci vivro’ in mezzo ai turisti. Ecco perche’ la casetta…per isolarmi.
Voglio un’estate come Capossela…triste senza illusioni ne’ disperazione, felice senza speranza che la felicita’ duri piu’ di un’ora per godermi quell’ora al massimo. Tanto ormai l’ho capito che il bello sta’ nell’arrivare in cima e lasciarsi cadere giu’ senza tristezza. Un’estate passata a guardare l’estate che passa, senza cercare persone, amici, donne, situazioni. Arriveranno se devono arrivare. Un’estate molto Hemingway, seduto al bar ad osservare, in attesa di qualcosa da raccontare. Magari andro’ a Pamplona a raccontarvi la mia Fiesta. Quand’e’? Sara’ gia’ finita. Vabbe’, ve ne raccontero’ un’altra.
Chissa’ forse sara’ un’estate senza errori, senza storie che quando le vivi ti piacciono solo un attimo e poi sembrano belle solo dopo qualche mese, e magari le rimpiangi pure…no, meglio se trovo un amico, uno di quei tipi che poi ti restano addosso, quelli da quali c’e’ sempre qualcosa da imparare, quelli che poi ti vengono a trovare e non c’e’ niente da spiegare, come con le donne.
Perche’ un paese non lo conosci davvero se non hai un amico.
Spero davvero di intrufolarmi nella Spagna vera, dovessi anche non vedere molti posti, conoscere qualcuno, andare a mangiare a casa loro, sedersi in terrazzo e parlare magari davanti ad un tramonto. Non c’e’ niente di meglio, davvero.
E chissa’ poi magari mi ritirero’ da qualche parte a scrivere quel libro che ho in mente da un po’: i miei primi dieci anni di viaggi, che ormai vado verso i 30 e facciamo come gli U2 che hanno chiuso in ciclo con il live “Rattle and Hum”. “Ma e’ un megalomane ‘sto qua’!”, dira’ qualcuno. Ma no! E’ che in effetti ho un po’ di roba da raccontare e se schiatto a breve almeno lascio qualcosa ai posteri. Mica bisogna essere megalomani per scrivere sulla propria vita, basta avere poca voglia di lavorare e sperare di vendere qualche libro.
Qui, intanto, piove e c’e’ il Berlusca che adesso sistema tutto. Me lo mettete via uno di quei 1.500.000 di posti di lavoro? Eh eh….vabbe’, comunque fatemi sapere e state attenti che anche se in televisione diranno che tutto va bene, magari forse in realta’ non e’ vero. Mi dispiace solo di non poter piu’ vedere Fede, anche se adesso non sara’ piu’ cosi’ divertente. Bene, sono arrivato a quel famoso punto che non so piu’ cosa scrivere, mi fa male il collo e quindi passo e chiudo.