Siberian Rhapsody 2

Mosca, un caffè dalle parti della Piazza Rossa, un pomeriggio troppo freddo per fare il turista

giacca di pelle argentinaNon sarebbe giusto aver passato quasi un mese in Siberia e non parlarvi del freddo, tanto più che in questi giorni arrivano notizie di un’Italia nella “morsa del gelo”, con “temperature polari” attorno ai -5 C.
Ve lo do io il freddo…

Cominciamo con la triste storia della vacca argentina.

LA TRISTE STORIA DELLA VACCA ARGENTINA

C’era una volta una vacca di nome  Giulia che viveva nel nord est industriale della Pampa e aveva speranze di un futuro glorioso.
Le avevano detto che sarebbe potuta diventare una vacca da latte per il parmigiano argentino, che sarebbe andato in produzione entro il 2008 e avrebbe fatto concorrenza a quello italiano, un pò come era già successo con i vini.
E quindi lei mangiava l’erba migliore per avere il latte migliore, e in effetti il latte non era male tanto che erano già stati in visita alcuni buyers della Parmalat, anche se per il momento non se n’era fatto nulla.

Ma il suo impegno ebbe un effetto collaterale insperato e fatale: la sua pelle era bella, elastica e dello spessore giusto per farci una giacca.
Finì quindi scannata e trasformata in giubbotto da vendere in un negozio di pregio in qualche boulevard di Buenos Aires.

Poi, un paio di anni fa, un turista italiano passò per il negozio del boulevard di pregio, guardò la vetrina e si disse “ma si, dai, per una volta non facciamo i barboni (e qui costa la metà che in Italia)”.
Entrò nel negozio El Boyero e disse :

– “Ciao, mi serve una giacca di pelle vera per affrontare gli inverni polacchi, cechi e a volte perfino quelli lettoni. Non bado a spese. Avete qualcosa in promozione?”
– “Claro, mira aqui”

e mi portò al reparto giacche dove mi innamorai subito di una di pelle lavorata che col senno di poi mi resi conto che sembrava vecchia (a causa del tipo di lavorazione).

– “Bella questa, é calda?”
– “Eh! E’ perfino foderata!”
– “Ma gli inverni polacchi?”
– “Guarda, questa la usano in Patagonia per catturare le foche”
E la presi. Questa. Mi pare fosse sui 250 euro , non molto per noi in Italia, ma comunque qualcosa di ottima qualità.
E fu così che Giulia finì sulle mie spalle e me la portai in giro per il mondo.

Fino in Siberia.

Ma veniamo a noi:
qualche giorno fa mi alzo, guardo fuori dalla finestra e vedo un cielo terso e  teso.
Accendo la Tv: -30 gradi.
Porca Troia, proprio oggi che devo andare ad Akademgorodot a trovare i boss.

Vado in ditta, salgo in macchina con l’eloquente Misha e Darya, passiamo la tundra e la taiga con muschi e licheni, un ponte, una diga ed arriviamo al Quartiere Generale.

Un cartello elettronico segna – 34 gradi e trema dal freddo.

Scendiamo dalla macchina, camminiamo per cinque interminabili minuti che mi rendono un uomo duro non a causa del carattere rafforzato dalle intemperie ma per il semplice ghiacciarsi di tutti i miei fluidi corporali, compreso il plasma che forma le cellule della cute.
Quattro bestemmie ortodosse per tenermi sveglio e arranco fino al portone di questo palazzo grigio e quadrato (che non sarà bello, ma al suo interno ha 25 gradi sopra lo zero).
Passiamo il controllo del KGB che chiede tessere e certificati vari e saliamo in ascensore.
Mi tolgo il cappello e i guanti, li infilo in tasca e sento “….sssssstrap!”.

Un rumore di carta che si strappa.

Guardo la tasca della giacca ed ha un taglio di 15 centimetri.
Ho fatto più fatica stamattina a tagliare il burro per il pane, burro e marmellata!

Giulia mi ha tradito.
Non riesco a crederci, com’é successo?

Poi capisco: il freddo. La pelle dura che diventa fragile. Lo sforzo dell’inserimento del cappello.
La Siberia che batte l’Argentina e io che per le prossime settimane dovrò fare il barbone che se ne va in giro con un giubbotto di pelle vecchia e strappata (no! Sembra vecchia! E’ nuova!) e che ogni volta che conosco qualcuno gli dovrò spiegare con nonchalance la storia dell’Argentina per fargli capire che non sono un barbone, cioé si, ma stavolta non volevo esserlo…

E pensare che me l’avevano detto prima di venire e io avevo risposto:
– “Ma no! Ho una giacca di pelle che non ha paura di nessuno!”.
Fantozziano.

Quanto c’é in Italia?  -5 gradi?
Ma se l’altro giorno faceva -5 qui e tutto erano felici e sembrava fosse arrivata la primavera?
Gente che si fermava persino a chiacchierare per strada e sopravviveva, che passeggiava piano guardando le vetrine e perfino qualche minigonna senza stalattiti e stalagmiti di ghiaccio.

Ve lo do io il freddo ve lo dò!

P.S.
mi scuso per non aver inserito commenti profondi e saggi come al solito, ma per scroccare il wifi mi sono dovuto bere tre caffé che ha ucciso il mio spirito poetico. Se volete la vostra dose di poesia quotidiana andate qui dove si parla tanto d’amore.


9 risposte a “Siberian Rhapsody 2”

  1. al contrario di Napoleone la tua campagna di russia almeno é stata un successo … coi soldi che ti farai altro che giacca di pelle argentina!!

  2. Chi è il tipo nel link che inneggia all’amore ?

    Boh non lo conosco, ma mi sembra tanto una persona buona e dai buoni propositi….

  3. Ah Luca e mi sorprendi!le giacche di pelle non servono nei paesi freddi, quelle come i montoni si, con tanto di peluche dentro siamo d´accordo.Ma la giacca della foto fiomiooooooo ndo vai?Qui arriveranno la settimana prossima a – 20 gradi, oggi meno 10, ma tanto io me ne vado in Thailandia! 😉 news di Lek?

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