Non Ascoltate i Vostri Genitori

Se sono pinguini sì, perchè la vostra vita sarà in un ambiente immutato rispetto al loro

Messaggio per giovani dai 15 ai 25 anni (se ne sono rimasti qui).
Quando i vostri genitori vi parlano di come preparavi al futuro, forse vi conviene non ascoltarli.
È infatti altamente probabile che non ne sappiano a sufficienza del futuro.
Poi, ovviamente, dipende dai genitori che avete.

Lo dico perché vedo molti miei coetanei in difficoltà ad accettare concetti che per voi sono già ovvi.
Volevo rassicurarvi: non siete voi che sbagliate.
Sono loro che fanno fatica a cambiare una visione del mondo ormai statica.

Se un alieno che vive a venti anni luce da qui riuscisse a vedere la terra con un cannocchiale super potente, vedrebbe la terra del 2001.`
La luce infatti ci mette venti anni ad arrivare fino a lui.
L’alieno vedrebbe letteralmente in diretta la caduta delle torri gemelle.

Ecco, questo è quello che vedono i vostri genitori, se vi va bene.
Se non vi va bene invece vi stanno raccontando i fantastici anni ’90.
Quando avevo vent’anni, un anziano che ormai non stava al passo con i tempi ne aveva ottanta.
Adesso è “anziano” chi ne ha cinquanta, o quaranta.
È la nascita del super giovane nel vestire e nel comportarsi ma vecchio nella visione del mondo.
Spesso sta su Facebook invece di informarsi.
Non è colpa loro, va tutto troppo velocemente.

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Web 3

Nel 2000 capii che il web sarebbe stato importante e imparai l’HTML, un “linguaggio” che mi permise di far parte della minoranza che sapeva scriverci sopra.
Nel giro di pochi mesi ero in giro per il mondo a viaggiare a tempo pieno e non mi sarei fermato per una decade.
Una bella intuizione o, piuttosto, il coraggio di provarci senza troppe paure.

Il Web iniziò subito una lentissima trasformazione nel Web 2.0, una delle cui caratteristiche è quella di essere il web delle start-up > mega corporazioni che si mangiano tutto: Google, Facebook, Amazon e Airbnb, che oggi entra in borsa.
Quel Web non lo capii, ero troppo chiuso nella mia visione Web1, il web delle persone, che permetteva a chiunque di crearsi un’attività indipendente e cambiare la propria vita.
Mi piaceva troppo per accettare che fosse finito.
Ne fui travolto come viene sempre travolto chi non sa guardare in faccia la realtà, e iniziò una fase che ricorda molto la cacciata dal paradiso.

Col senno di poi nel 2009 quando ero in Siberia a programmare la nuova versione del mio portale, e scoprii la nuova start-up Airbnb, avrei dovuto mandare loro un CV e lavorare con loro.
In quel momento avevo già otto anni di esperienza nel settore, ben più degli stessi fondatori.
Oggi avrei un bel pacchetto di azioni da dumpare sul pubblico.

A volte mi chiedo come mai, nonostante le difficoltà vissute, non provo dispiacere per aver perso una grande occasione.
Credo che i motivi siano due: non era la mia strada.
Sarebbe stata una strada migliore, ma non era la mia.
Mi piace infatti fare le cose da solo, non mettermi a ruota.

L’altro motivo è che ogni errore che ho fatto nella vita, per quanto doloroso, mi ha sempre dato più di quanto mi abbia fatto perdere.
A forza di sbattere il naso ho un naso d’acciaio.

Questi dieci anni di stenti relativi (“first world” stenti) mi sono serviti.
Non so bene ancora per cosa, ma mi sono serviti.

Oggi siamo all’alba dell’era del Web3, nato undici anni fa col Bitcoin.
Un web che non so ancora definire ma che spero sarà il web delle Community, di gruppi di persone che lanciano protocolli aperti che si mangiano intere industrie.
Come nel 2000, ancora pochi l’hanno capito, e questo mi dà un enorme vantaggio.

Sono pronto per questo viaggio, ho già una mappa sufficientemente dettagliata, e l’attrezzatura necessaria.
Mi manca solo l’Html del Web3, Solidity, che sto iniziando a studiare.
Se riesco a capirlo (non ne sono sicuro), sarò non pronto, ma prontissimo.
Voglio solo imparare a leggere il Web3 (a scriverlo non ci provo nemmeno).
Altrimenti pazienza, farò il viaggio senza l’arma segreta, e sarà comunque interessante.
Tanto ciò che conta è solo la storia che scriviamo.
Alla fine resta solo quello.

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