Quello di cui sto per scrivere non é né molto originale né molto interessante.
Ma va scritto.
E’ uno dei concetti fondamentali che ci servono a capire, o iniziare a capire, le cose che vediamo viaggiando.
Non é l’idea di un giorno, ma una teoria maturata in vari anni di viaggi, elaborata, discussa e che trovo molto convincente.
E’ quindi arrivato il momento di scriverla per il semplice motivo che per quanto sia evidente molti non la conoscono.
Venni a contatto con questa teoria alla mia prima lezione di Geografia durante il mio primo e unico anno (ehhmm..bimestre) all’Università Cà Foscari di Venessia.
Il prof diceva che il clima é alla base della formazione del carattere, dell’economia e della cultura dei popoli.
Alla base, non uno degli elementi.
Ok, adesso, dopo tanti anni posso confermare che é vero.
E non solo, posso anche cercare di spiegare il perché.
In queste poche righe non pretendo di concludere l’argomento, ma solo presentare le basi della teoria.
Ve la spiego sotto forma di storiella:
50.000 anni fa (data a caso, non fate controlli su Wikipedia), il primo di Agosto, il villaggio di Krunk, nell’attuale Germania, si svegliava ed iniziava la propria attività. Alcuni andavano a caccia, altri salavano le carni, altri si dirigevano verso i campi.
Tutti si erano messi in moto velocemente, sotto le grida del capo che diceva “avanti, fannulloni, abbiamo solo due lune prima del Grande Freddo, cazzo!”. In una capanna il burbero Kropp oliava le ruote dei carri che alle prime piogge li avrebbero portati verso Sud.
In un’altra l’intelligente Parkup studiava il metodo per produrre delle lance più leggere e resistenti, per attaccare i villaggi trovati lungo il cammino e difendersi dalle bestie.
Le donne insegnavano ai figli a stare in piedi e li incoraggiavano a diventare forti e indipendenti il più presto possibile.
Allo stesso momento, il villaggio balinese di Ubud si svegliava ed iniziava le cerimonie. Qualcuno era già nei campi di riso per il terzo raccolto dell’anno, qualcuno intarsiava delle figure religiose nel legno, altri semplicemente chiacchieravano o giocavano con i galli da combattimento.
Altri erano andati a raccogliere le noci di cocco spontanee che crescevano un pò dappertutto.
Nessuno aveva fretta e il capo girava per il villaggio cercando di mantenere l’equilibrio, parlando con tutti e risolvendo le dispute in maniera diplomatica.
In una capanna dei bramini studiavano le scritture e ne derivano i canoni per le danze religiose.
Le donne non permettevano ai bambini di toccare il suolo fino al primo anno di età e li proteggevano, insegnando loro il valore di essere parte di un gruppo e incoraggiandoli a non dimenticarlo mai mettendo sempre al primo posto l’interesse del villaggio.
Migliaia di anni vissuti nel freddo, o al caldo ma con il costante pensiero dell’inverno in arrivo, ci hanno resi previdenti, calcolatori, efficienti, forti, indipendenti, ingegnosi.
Non ci siamo mai potuti sedere, se non dopo aver svolto tutto il lavoro, aver messo da parte le riserve di cibo, trovato di che vestirci ed organizzato la difesa.
La natura ci é sempre stata ostile e abbiamo dovuto imparare a dominarla, solo dopo averlo fatto diventava, parzialmente, amica.
I nostri figli se la dovevano cavare da soli, non sempre eravamo in grado di proteggerli.
Abbiamo sempre fatto domande, e non ci siamo mai accontentati di risposte vaghe, dovevamo sapere, imparare, tramandare la conoscenza. L’ignoranza portava alla morte.
Il nostro cervello doveva essere sempre acceso ad assorbire ed elaborare.
I tropicali hanno sempre vissuto in un ambiente senza inverno, tra stagioni della pioggia e stagioni secche.
Non serviva sforzarsi più di tanto, il freddo non sarebbe mai arrivato, non serviva pensare al futuro, era uguale al presente.
Quando finiva il riso sarebbe stato pronto il raccolto successivo. E se non fosse stato pronto avrebbero mangiato le noci di cocco e la papaya con i mango di contorno.
La natura era amica ed andava venerata, non disturbata. Se eruttava il vulcano era colpa loro e dovevano fare mille cerimonie per calmarlo.
Tutto era in equilibrio di default, bastava non andarlo a toccare.
La cosa più importante era non fare cose strane e nuove che lo avrebbero potuto disturbare.
Non si dovevano fare troppe domande, chi sapeva sapeva e chi non sapeva non ne aveva bisogno.
Chiedere troppo significava voler rompere anche l’equilibrio della conoscenza.
Il loro cervello era sempre in pace.
Ora, ovviamente questa é una semplificazione e ci sono un sacco di eccezioni, ma serve a capire il perché di molte cose.
Pensate ai popoli che avete conosciuto, non é così?
Vedete come basta passare dalla tropicale Thailandia alla fredda Cina perché anche popoli simili diventino opposti?
O le evidenti differenze tra l’Italia e l’Austria/Germania. Ci sono le Alpi in mezzo.
O le stesse differenze culturali tra Italia del Nord e del Sud?
O gli Stati Uniti e il Messico?
O pensate alle religioni: il nostro Cristo lavorava e lo adoriamo sulla croce, tutto insanguinato, dolorante che paga per i peccati degli altri.
Il loro Buddha se ne stà seduto tutto il giorno con un bel sorriso e non ha mai pagato i contributi.
Io credo che dovremmo accettare questo fatto e lasciare che i tropicali vivano da tropicali e allo stesso modo loro dovrebbero lasciar stare il modello occidentale, così attraente da fuori ma così faticoso da dentro.
Vivere da occidentali rischia di mandarli in depressione.
E noi?
Penso agli occidentali che vanno in Thailandia a fare la vita rilassata sotto la palma e dopo due mesi sono già lì con progetti “giusto per guadagnare da vivere” che li portano a replicare esattamente lo stile di vita di casa propria.
Siamo geneticamente selezionati per un certo tipo di vita. E’ dura adattarsi nel giro di pochi mesi.
Come finirà? E’ un casino, oggi infatti basta prendere un aereo per catapultare decine di migliaia di anni di evoluzione in ambienti diversi.
E ovvio che ci si senta tutti un pò sperduti.
E’impossibile contestare ciò che scrivi: per averne evidenza, basta che in Italia ti sposti da Nord a Sud, o che noti la differenza di atteggiamento tra la gente che vive al mare e quella che vive in montagna. Nella Bali che tu citi, le uniche persone ombrose che ho visto sono quelle che vivono nelle zone interne, specialmente intorno al lago Batur.
Una lettura molto interessante che ti suggerisco per approfondire questo tema è “Armi, Acciao e Malattie” di Diamond Jared, che racconta la storia dell’evoluzione dell’uomo in chiave antirazzista, giustificando le evidenti differenze tra i popoli in base al clima (non solo, ma soprattutto).
azz…ho appena preso dei libri su Amazon e mi é sfuggita questa segnalazione. Ok, sarà per la prossima.
Hai perfettamente ragione, vivi e lascia vivere, ne avrei da discutere alla grossa ma per fortuna oggi mi hai fatto andare altro per la testa
Confermo: il libro di Jared e´molto interessante e fonte di tantissime notizie curiose. Le sue teorie collimano con le tue… solo un po´piu´approfondite! 🙂
Gianni,
lo hai recensito nel tuo bel sito?
Ciao Andrea! Te ne potresti dire!!!
mah..che facesse freddo o caldo io non ho mai avuto voglia di fare nulla 😉