Valore Spirituale Aggiunto (VSA)

Valore Spirituale AggiuntoMi scuso per il titolo  ma non ho trovato una parola adatta in italiano che esprimesse bene il concetto di “value”.
Avevo pensato  a “rapporto qualità/prezzo”, ma non é una parola e non é adatto.

Stavo riflettendo sul “valore” che si può estrarre dal denaro che guadagniamo e mi sono reso conto che la tendenza nella mia vita é al ribasso.

Cioé, guadagno di più, ma ne estraggo meno valore.

Con crescente terrore mi sono reso conto che riuscivo ad estrarre più valore dai miei soldi quando li usavo per viaggiare alla backpacker.

I 700 euro che spendevo in un mese di viaggio in, per esempio, Brasile nel 2003 mi generavano divertimento, esperienze, apprendimento della lingua, sensazioni di libertà ecc…il cui valore era ben superiore a quello che oggi riesco ad estrarre da 700, 1000 o 2000 euro.

Mi spiego, non mi riferisco qui a quante capirinhas, asados o notti in posadas con cafè da manha (colazione) riuscissi a far entrare in quei 700 euro. Non é questione solo di costi inferiori e non é un fatto prettamente materiale, anche se parliamo di soldi.

I soldi infatti hanno molto più di immateriale di quanto si pensi: sono il frutto del lavoro, del tempo e della fatica e servono a comprare un sacco di tempo, riposo e persino felicità. Sono prettamente simbolici.
I soldi comprano un sacco di felicità ma se non siete d’accordo mandatemene un pò e vi rispedisco una foto con un sorriso sincero.

Qui parlo di un concetto puramente spirituale: la qualità della vita.
Di più: la profondità e genuinità delle sensazioni che riuscivo a generare con un tot di soldi.
Spendevo meglio.

Ora, non ho nostalgia di quei tempi. Sono stati fantastici ma non tornerei indietro, come non vomiterei l’ottima pizza di ieri per rimangiarmela. E’ dentro di me e lì deve restare perché ormai fa parte di me.

Quindi devo trovare il modo per investire meglio quello che guadagno e purtroppo lo schema “vai in paesi economici e vivi lì” non mi basta più. Devo imparare a investire meglio anche qui.

Ma non ho risposte. Come disse Leopardi nelle sua ultima poesia “Tripluca non ha risposte”.
Ho solo domande e qualche idea.

Tanto per cominciare credo che uno dei modi migliori sia lo spendere in prodotti e servizi che danno qualcosa di immateriale in cambio.

Je m’explique:
Se prendo 5 litri di olio di oliva extra vergine  toscano a 50 euro presso Riccardo che ha un amico con gli ulivi e so che é un olio buono e sano, sto facendo un acquisto “materiale” con un effetto anche spirituale. Il gusto dell’olio, la sensazione di godere delle cose buone, la consapevolezza di non inquinare ulteriormente il mio corpo, la soddisfazione di preferire un piccolo produttore rispetto alle grandi catene ecc…tutte cazzatine se prese singolarmente ma un vero e proprio valore aggiunto se messe assieme.

Quindi, l’olio di Riccardo, oltre a una bassa acidità, ha un alto Valore Spirituale Aggiunto (VSA)…….

…..

…..

…..

….PER ME!

Non per voi.
Qui siamo nel regno del puro soggettivismo e ci tenevo a dirlo.

Quindi, tornando a me (a voi pensateci voi), quali sono i prodotti e servizi che mi danno il VSA?
E quali sono quelli che non ce l’hanno?

In condizioni normali l’uomo é perfettamente in grado di valutare il VSA di ogni merce e servizio.
Ma oggi non siamo in condizioni normali perché la percezione viene distorta dalla pubblicità.

Quante volte avete comprato qualcosa convinti che avrebbe migliorato la vostra vita, che ne avevate assolutamente bisogno e che dopo poco tempo é finito in rispostiglio, completamente inutilizzato?

Non ditemi che non é mai successo.

E perché é successo? Perché siamo malleabili e influenzabili? Si. Ma non é una colpa. Siamo fatti così.
Siamo noi, soli nella fredda corsia di un centro commerciale, contro milioni di euro di studi di marketing che ci colpiscono subdolamente quando abbassiamo la guardia. Non ci illudiamo, sono più forti di noi.
Dire “io guardo la pubblicità ma é stupida e non mi influenza” equivale alla frase che dice l’eroinomane quando afferma “posso smettere quando voglio”. L’unica vera via d’uscita é non farsi le pere di pubblicità. Stop.

Fate la somma di tutti i soldi spesi in oggetti inutili e vedrete accumularsi una fortuna, che avreste potuto spendere in qualche altro modo. Per esempio lavorando meno e passando più tempo a grattarvi Evaristo (il coglione sinistro), che, ammettetelo, state trascurando un pò e infatti é un pò giù (tranquilli é normale).
O comprando qualcosa di meglio per voi.

A me per esempio il discorso “spendi meno per lavorare meno” non interessa. A me piace lavorare e lo faccio quanto e quando voglio. No problems there, baby.

E quindi? Come evitare lo spreco di risorse in prodotti e servizi a basso contenuto di VSA?
Innanzitutto imparando a smetterla di “gratificarsi”  con il ragionamento “cazzo, lavoro come un matto, mi potrò pur permettere questa cosa”.
Quando vi prende questo attacco di autogratificazione fate così:

1) grattatevi Evaristo (stiamo lavorando a una soluzione per le donne che non sia troppo volgare da riportare in questo blog)
2) chiedetevi “troverò veramente gratificazione o sto rispondendo a un riflesso condizionato indotto?”(ok, é un pò difficile, potete scriverla nel molesquine)
3) chiedetevi “non é meglio spendere i soldi in un prodotto che so per certo, per esperienza, mi darà la gratificazione di cui ho bisogno?”
e soprattutto

4) “perché cazzo ho bisogno di gratificazione?”
Pensateci, suona un pò troppo da signora attempata il cui marito non fa il suo dovere da molto tempo.
Davvero volete passare la vita a comprare vibratori virtuali per godere artificialmente della vita stessa?
Almeno ai vecchi tempi il popolo sottomesso lo prendeva nel didietro da Re, Signori e Vescovi e poteva dire “che ce posso fà…devo subire”.
Ma adesso che siamo liberi ce lo dobbiamo proprio  mettere in c**o da  soli?   (** = ul)

E  il problema sta proprio qui: se abbiamo bisogno di autogratificarci probabilmente non siamo sulla buona strada e nessun prodotto o servizio riusciranno a soddisfare il nostro innato e santo Lebenlust.

A parte, ovviamente, il GrattaEvaristi della Testicols Instruments ®.

9 risposte a “Valore Spirituale Aggiunto (VSA)”

  1. ecco si, potrei spendere xx euro per andare a vedere una partita allo stadio e spendere xx/5 euro per andare a vedere un concerto dei negrita, dove ascolto buona musica (per me) incontrare tanti buoni vecchi amici e farmene di buoni e sentire qualche bel messaggio.
    Ecco, una chitarra, una bella chitarra, sentire poche note suonate bene, le corde che scivolano sotto le mani, un bend a due corde con un sustain caldo, e vedere che chi ti ascolta capisce quanto ti piace e quanto é importante suonare per te.
    Oppure uscire a cena con una amica, sincera, che ti conosce da tempo e che non vedi da tempo e passare la serata a parlare e raccontare le cose piú incredibili che ti sono successe e ridere e scopriti bambino, dove il mangiare e come sei vestito conta poco ma conta piú quello che dici e quello che ti dice … invece che fare salti mortali per una , ipocrita, che gli interessa solo quanto prendi e poi non te la dá.
    Oppure fare un regalo, un cd di musica o un pallone, al mio nipotino, quanto basta per staccarlo dalla televisione e dai giochi elettronici.

  2. Mah…tripluca, ognuno spende i suoi soldi come vuole e cerca sempre di spenderli per avere una certa gratificazione (anche comprarsi una camicia da 300 euro puo essere per alcuni una gratificazione). Personalmente io ho una lista delle cose per cui i soldi non sono mai buttati: libri, concerti e viaggi; ma questo non vuol dire che li sperpero comprandomi biblioteche intere oppure viaggiando in business, anzi, cerco proprio di essere accorto nello sprecare il meno possibile perchè so che con questi qualcun’altro potrebbe fare ben altre cose. Insomma, odio spendere tanto perche ho la possibilita di farlo e poi nel mio modo di pensare tutto quello che è in piu non è “in piu” ma è un pericolo e soprattutto un pensiero in piu per me. mauro corona dice che bisogna “togliere” e sono pienamente daccordo con lui. Dici che i soldi non ti danno piu la gratitudine di prima, allora, guadagnane di meno (niente e nessuno dice all’uomo che si deve lavorare nella vita) e il tempo che non guadagni dedicalo a quello che ti piace piu fare: stai con Lek, leggiti un libro, impara a fare una cosa che avresti voluto ma non hai avuto tempo, grattati evaristo..insomma, sbizzarisciti! Lavorare ti piace e non puoi farne a meno? Beh, allora fallo gratuitamente se è solo un piacere oppure vai di solidarietà, tu che sei bravo nella pianificazione/progettazione/etc promuovi un progetto solidale verso chi non puo permettersi di fare le pere mentali che ci facciamo noi del tipo “come spendere i nostri soldi”. Un progetto solidale puo essere anche la grande pizza con il ritrovo degli amici di un tempo che non si vedono da anni… fare una cosa del genere vuol dire tempo/telefonate/organizzazione, insomma non ha prezzo ed è gratificante stare a tavola per ore, come i sudamericani, a raccontarsela: “loro” senza soldi lo fanno ogni giorno e hanno sempre qualcosa da dirsi, “noi” non lo facciamo mai, abbiamo i soldi, ma poi ci mancano le parole quando è l’ora di convivere un momento.

    ..pauli

  3. @Andrea: ma se te la dà, aumenta il VSA?
    @Pauli: lavoro il giusto. Quando mi stufo mi fermo. Non sono in grado di controllare quanto guadagno. Non è legato alle ore di lavoro ma alla qualità. Per il resto sono d’accordo, ho un pò fatto quello che suggerisci organizzando i tripraduni…anzi, mi sa che a breve ne organizziamo un altro 🙂

  4. è umano avere bisogno di gratificazioni, bisogna solo imparare a distaccarsene, per non cadere nella spirale di bramosia e avversione.

    E per apprendere l’arte del distacco bisogna conoscere sè stessi, ma se uno pensa di conoscersi da quando è nato rimarrà solo sulla superficie del suo io, con tutto il suo bagaglio di birichinaggine

  5. A proposito di questo argomento, suggerisco a tutti di leggere l’ultimo libro di Umberto Galimberti: “I miti del nostro tempo”. La prima parte è un pò ostica, ma la seconda analizza con chiarezza i falsi miti dei nostri tempi: culto della giovinezza, idolatria dell’intelligenza, ossessione della crescita economica, che pervadono e plasmano la nostra società. Quelli che la pubblicità e i mezzi di comunicazione di massa propongono come valori e impongono come pratiche sociali, fornendo loro un linguaggio che li rende appetibili e desiderabili. (Quest’ultimo paragrafo non è farina del mio sacco: è un commento preso da una critica trovata su internet).

  6. Dici bene: i soldi comprano tempo. Se poi sappiamo usarlo bene allora questo tempo si trasforma in libertà. Ma se per permettermi quel bene/servizio che hai assodato che per te ha un alto VSA,(come tu lo definisci) sei costretto a lavorare molto in termini di tempo, il VSA rimane lo stesso?
    Forse banalmente è tutto qui: “.. lo schema “vai in paesi economici e vivi lì” non mi basta più. Devo imparare a investire meglio anche qui.”
    Qui il tempo da trasformare in libertà costa di più.
    E lavorare il giusto, fermarsi quando sei stufo… e “non è legato alle ore ma alla qualità” è veramente un privilegio.

    PS 1: concerto dei Negrita tutta la vita, anche se il rapporto di costo rispetto ad una partita di calcio fosse 5 a 1 anzichè 1 a 5

    PS 2: non che lo volessi comprare, ma si…. ho cliccato veramente. E se magari si apriva una pagina dove lo potevi comprare sul serio, qualcuno lo avresti venduto. Forza di persuasione della pubblicità 🙂

  7. madonna luca, che fatica seguirti stavolta.
    il vsa e il denaro non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro.
    la mia opinione è che il tempo che hai utilizzato a pensare e scrivere questo post ti ha portato via tanto vsa. forse le risposte al post, positive o negative, te ne hanno restituito un po’.
    la quantità di vsa è direttamente proporzionale alla propensione della gente alla felicità.

  8. Ottime considerazioni Luca!!! E’ un pò come il PIL che tanti ‘studiosi’ ritengono inutile per misurare il benessere di un paese. Il PIL di uno stato cresce con le morti, gli incidenti stradali, i ricoveri a lungo termine, la spesa in farmaci, le ore di schiavitù nel lavoro…quindi è inversamente proporzionale alla felicità degli abitanti del paese in questione. Si dovrebbe cercare di misurare la qualità della vita, data da tempo libero, servizi, spazi verdi, progetti di solidarietà, ecc…ma tutto questo non porta soldi nelle casse degli stati.
    Comunque io consiglio a tutti la lettura illuminante “Adesso basta” di Simone Perotti…è la storia di un manager che ha pianificato la sua uscita dal mondo del lavoro, per vivere con meno soldi ma più qualità della vita, rinunciando a tante spese inutili con cui cercava di compensare frustazioni e giustificare le tante ore di ufficio in quel di Milano: Ognuno può dire “adesso basta” nel modo in cui ritiene più consono alle proprie esigenze, ma è certo che la libertà fa paura ai governanti!!! Come dice Perotti, dire BASTA è la rivoluzione più grande che un uomo moderno possa attuare!!! W la rivoluzione!!!

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