Alcuni giorni dopo il funerale mi trovavo da solo a Scorzé, in mezzo ai libri e documenti.
Tutto sembrava ormai finito, il capitolo pubblico era chiuso, ed eravamo tornati alla gestione privata del lutto.
Suona il campanello.
E’ un’amica olandese di mia madre.
La faccio salire, evita smancerie, e mi parla di mio padre.
Dice che era un nordico (come lei) e che lo sentiva vicino, lo capiva.
Lei olandese in terra veneta.
Lui, 100% Terron Inside (50% Abruzzo, 50% Puglia) stagionato negli inverni di Zurigo.
Lei era spesso venuta a trovarlo e poi, non volendo imporsi sulla sua solitudine, le sue visite si erano pian piano ridotte.
Mi parla. E’ una persona profonda, saggia.
Mio padre una volta mi disse che in Olanda lei é giudice e ha mandato anche delle persone all’ergastolo.
Lo disse con rispetto come a intendere che dev’essere difficile e pesante prendere una decisione del genere.
Raramente mio padre parlava con rispetto di qualcuno.
Forse di Schumi, ma ultimamente nemmeno troppo, sicuramente non di tante persone famose come Papi e Presidenti che in fin dei conti, aveva ragione, di solito non lo meritano.
Parliamo e a un certo punto mi dice:
– “adesso sei orfano”.
In quel momento é come se non parlasse al quarantaduenne dal cuore d’acciaio che ha davanti, ma al bambino che é dentro di lui.
Il mitico bambino interiore. A questo Luca con le toppe alle ginocchia.
E gli dice: “bimbo. Sei orfano. Mi dispiace”.
Ma il bimbo ormai é cresciuto e non scoppia in lacrime.
O forse gli tappo le orecchie io e lui non sente.
Lo sapevo di essere orfano, l’avevo capito e digerito.
Ma non me l’ero mai detto ad alta voce.
In realtá no, non l’avevo digerito.
Non le dico nulla, non le faccio capire che ha toccato una corda, non ce n’é bisogno.
“Sei orfano”.
E’ la frase che andava detta per chiudere il tutto e per fortuna é stata detta dopo vari giorni, quando la barca era in baia a riparare le vele.
Se l’avventura della mia vita di figlio é iniziata con sia mia madre che mio padre presenti ora é terminata per sempre.
Non ho più i genitori.
Mi vengono in mente Riccardo e Denis, due amici rimasti orfani prima di me, e mi pare di essere entrato nel club degli “adesso sono solo cazzi tuoi”.
Non scrivo queste righe per strappare lacrime, un ultra quarantenne orfano che si lagna di essere rimasto solo non é esattamente il personaggio più adatto ad una telenovela, ma lo faccio appunto per chiudere.
E’ il 13 Gennaio, é passato un mese, oggi ho consegnato le chiavi dell’appartamento e ieri abbiamo bruciato la vecchia sul Brenta.
La cima della montagna invernale é stata raggiunta e adesso inizia la discesa verso la primavera.
E’ ora di chiudere il lutto e in una società ormai avara di cerimonie, e quindi di momenti che aiutano a entrare ed uscire da situazioni in maniera esplicita, scriverne é un surrogato abbastanza decente perché é un atto collettivo nel quale io scrivo e voi leggete.
Sono orfano. Ok, ricevuto forte e chiaro.
Chissá, forse il lavoro dei genitori si può riassumere nel “prendi un marmocchio smerdoloso e fallo crescere forte affinché se la cavi quando poi resta orfano”.
Tranquilli che ce la caviamo, mamma e papá, avete tirato su tre boss.
Riposate in pace.
“……e mi pare di essere entrato nel club degli “adesso sono solo cazzi tuoi”.
Fin tanto che i tuoi fratelli saranno in vita non sarai mai solo!!! Siete ancora una famiglia, che ha perso i suoi fari di riferimento ma che ormai conosce la strada a memoria!
And you know… smooth seas do not good sailors!!! It’s time to be a good one and trace the way to the next one!
P.s. Una volta un ex vicino di casa mi portò un esempio che mi fece pensare molto a riguardo … quando ci si imbatte in sofferenze di queste dimensioni, ci si comporta esattamente come la bistecca quando passa attraverso al tritacarne. Inizialmente ci sfaldiamo, sembriamo inconsistenti e troppo malleabili. Ma proprio questa nuova duttilità farà si che noi si possa legare con estrema facilità a persone fatte della stessa consistenza. Non sarà quindi una sorpresa se il rapporto tra Voi fratelli, d’ora in avanti si compatterà ancor di più. Un altro regalo dell’amore e della vita, che niente crea, niente distrugge ma tutto trasforma!
Sono sempre stato molto attento a quello che facevo, a quello che mi accadeva, mi sono sempre osservato le mani e ho sempre guardato il mondo con una certa lucidità. Capisco bene i tuoi pensieri, è per questo che ti sento vicino come un fratello, oltre a molti altri aspetti che condivido.
Anche io ho osservato e vissuto intensamente la dipartita di molte persone a me care, ho avuto la straordinaria fortuna di aver avuto addirittura 5 nonni, anche la mia bisnonna Teresa (meravigliosa persona), che puntualmente ho dovuto salutare quando se ne sono andati, poi mia mamma, amici come Vinicio, Giancarlo, mio padre, il cane ed il gatto … si, hai ragione, adesso siamo orfani.
E’ chiaro, che siamo molto ricchi. Lo siamo stati per aver avuto una vita straordinaria fino a qui, e lo siamo adesso per avere in noi (osservatori attenti), molta essenza di ciascuna di queste persone con le quali abbiamo condiviso i pezzi più importanti della nostra storia.
Quando ci si sofferma a pensare e riflettere, si realizza e si comprende bene tutto questo, poi in molti frangenti della frenesia quotidiana, la mancanza fisica si fa sentire forte.
Un abbraccio, a presto
Riccardo